"Fare previsioni è difficile. Soprattutto se riguardano il futuro."
(Niels Bohr, premio Nobel per la fisica)

sabato 5 marzo 2011

Incremento dei tassi e correlazione con l’indice Dow Jones

Dal consiglio BCE della scorsa settimana è emersa una (sorprendente?) volontà di attuare una graduale politica monetaria restrittiva, con un probabile rialzo del costo del denaro di 25 bp già nel prossimo mese di aprile. 

Scontate le reazioni a caldo dell’Euribor e dei listini azionari, già condizionati quest’ultimi dagli eventi in atto in Africa e la conseguente tensione sui prezzi del petrolio.
Ma a parte queste “scosse” causate dall’effetto sorpresa delle dichiarazioni di Trichet, un eventuale aumento, graduale, dei tassi deve farci preoccupare davvero per le sorti dei mercati azionari?
Riporto di seguito una rielaborazione dei risultati di questo studio, condotto da Timothy Hayes, che evidenzia la correlazione fra incremento dei tassi negli Stati Uniti e la variazione % dell’indice Dow Jones Industrial Average. Lo serie storica di dati è particolarmente significativa (dal 21 dicembre 1917 al 14 marzo 2000).


Alcune considerazioni:
-         Il 1° incremento dei tassi sembra non avere nessuna ripercussione sull’indice americano, sia nel breve che nel lungo periodo (252 giorni – circa un anno “borsistico”).
-         I primi effetti si notano nei 63 giorni successivi al 2° incremento, con la performance dell’indice azionario che per la prima volta diventa negativa.
-         La svolta si ha invece a partire dal 126esimo giorno successivo al 4° incremento dei tassi; la tabella evidenzia infatti che dal quel momento i valori azionari diventano ben più sensibili alle politiche restrittive della banche centrali. Probabilmente i mercati interpretano i massicci interventi delle banche centrali come il primo segnale del picco della fase di espansione economica ed iniziano a “scontare” la successiva fase di contrazione.

Superati questi giorni di disorientamento ed emotività dei mercati, è probabile che non siano i prossimi eventuali rialzi dei tassi (che verosimilmente saranno molto graduali e dilatati nel tempo) a condizionare  negativamente l’andamento dell’azionario.

Dal mio punto di vista è più preoccupante il persistente trend rialzista delle materie prime ed in particolare del greggio, fattori che possono incidere direttamente sugli utili aziendali e che anzi un “saggio” rialzo dei tassi potrebbe contribuire a frenare, almeno temporaneamente (niente e nessuno può fermare i prezzi in un mercato, quelle delle materie prime agricole/alimentari, caratterizzato da offerta instabile e domanda in progressivo e continuo aumento…).

Alla prossima…

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